Metti un giovedì al cinema FILM: PASANG all’ombra dell’Everest

GIOVEDI 15 FEBBRAIO 2024
orario proiezioni 18:00-20:15
ingresso € 3,00 tessera ARCI 2023/24 € 8,00

Un film di Nancy Svendsen
Con Pasang Lhamu Sherpa
Genere Documentario
Durata 71 min.
Nazione USA
Distribuzione Mescalito Film

UN DOCUMENTARIO ORIGINALE CHE RACCONTA LA STORIA DI UNA DONNA CHE HA SCALATO MONTAGNE, SFIDANDO IL PATRIARCATO.
Recensione di Giancarlo Zappoli

La storia e la tenacia della prima donna nepalese giunta sulla vetta dell’Everest viene raccontata in un documentario che non si limita a narrarne le imprese alpinistiche ma le contestualizza all’interno di una società ancora fortemente dominata dal patriarcato.

Pasang Lhamu Sherpa. Un nome finora sconosciuto ai più che merita di essere annoverato tra quelli delle donne che hanno mutato le condizioni della società in cui vivevano.

Spesso i documentari che si occupano di imprese alpinistiche si concentrano sulla preparazione e sulla realizzazione delle suddette imprese mettendone magari in luce lo spirito agonistico oppure di sfida degli scalatori nei confronti di se stessi. Questo ovviamente non è un difetto però in questo documentario ci viene offerto un panorama più ampio che finisce con il costituire la differenza. Sarà perché autrice e produttrice è Nancy Svenden, impegnata da tempo nell’azione per il riconoscimento dei diritti delle donne e appassionata narratrice di storie, sin dalla più giovane età. Sta di fatto che questo documentario va oltre l’impresa per raccontarci una società oltre che una persona. Fa anche preliminarmente chiarezza sull’utilizzo invalso di un termine che all’origine aveva un significato diverso.

Nel linguaggio comune il termine sherpa ha finito con il diventare sinonimo di portatore e guida in alta quota al servizio delle imprese alpinistiche che hanno come meta le cime dell’Himalaya. In realtà gli sherpa sono un gruppo etnico nepalese che nel 2022 raggiungeva i 154.662 individui. Quindi un popolo e non un insieme di ‘servitori’ degli occidentali. Nella famiglia di Pasang il padre era un accompagnatore di scalatori e da questo nasce il desiderio della figlia di affrontare le cime. Ma, e qui sta il tema che sottende tutta la narrazione, è una donna e non solo la montagna le è vietata ma non può neppure frequentare la scuola a vantaggio dei fratelli. Svenden ne descrive la personalità, con le fondamentali testimonianze di un’amica anch’essa scalatrice ma più giovane, della figlia e del marito (anch’esso guida) sposato per amore senza il rispetto dei rituali ancestrali che prevedono matrimoni combinati.

Ne emerge la figura di una giovane donna (il quarto tentativo che la porterà in vetta e le toglierà la vita lo compie all’età di 32 anni) volitiva che è però costretta, a differenza degli uomini, a dover sempre dimostrare qualcosa e, nonostante questo, a trovarsi di fronte ostacoli talvolta apparentemente più insormontabili delle cime innevate. C’è una testimonianza velenosa all’interno del documentario (allo spettatore va lasciata la scoperta) che cerca di ridurre il suo desiderio di superare l’ostacolo a una pura questione materiale. Ne è autore (chissà come mai) un uomo.

Svenden non tralascia di illustrarci anche il contesto socio politico in cui Pasang porta avanti il suo sogno. L’incontro con il ministro si presenta come una sintesi tanto realistica quanto, al contempo, determinante e sconfortante.

C’è chi ha detto: “Non è grazie alla sua forza che un fiume fora una roccia. È grazie alla sua tenacia.” Pasang Lhamu Sherpa lo ha dimostrato.

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